Il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) è a mio avviso tra le specie animali più affascinanti e particolari che si possono osservare alle nostre latitudini. Le sue spiccate attitudini acquatiche lo distinguono dal resto degli altri uccelli e gli permettono di affrontare senza alcuna esitazione la corrente dei limpidi torrenti di montagna immergendosi alla ricerca di cibo; spesso appare quasi più a suo agio mentre si muove in acqua che nel suo frenetico volo. Purtroppo però come molte altre specie anche il merlo acquaiolo risente direttamente dell’inquinamento delle acque, tant’è che nel Lazio sono pochissime le zone che ancora possono vantare la sua preziosa presenza. Fortunatamente tra queste ci sono i nostri Monti Simbruini, ad ulteriore dimostrazione dell’elevato pregio naturale di quest’area.
Osservarlo nelle sue ordinarie attività, divise tra sopra e sotto la superficie dell’acqua, lascia incantati; fotografarlo invece non è affatto banale, o per lo meno non lo è qui, lungo i corsi d’acqua dei Simbruini appunto. La popolazione infatti è numericamente più limitata rispetto a quella di altre zone (soprattutto alpine) ed è distribuita quasi esclusivamente nelle forre più impervie e riparate. Accedervi è complicato, ancor più se lo si fa nel buio che precede l’alba per evitare di arrecare disturbo alla specie, attiva già dalle prime ore del mattino; poi la luce, grande assente in questi anfratti: ISO sempre altissimi, tridimensionalità dei soggetti inesistente, tempi di scatto spesso al limite per poter congelare i rapidi movimenti. Nonostante tali difficoltà da diversi mesi sto comunque dedicando molte delle mie uscite a questo bellissimo soggetto, un’assiduità che mi sta portando a conoscere approfonditamente oltre ai comportamenti del merlo stesso anche tutto l’ambiente fluviale ed i suoi angoli più interessanti.
Proprio in uno di questi scorci è stata scattata questa immagine: una piccola ansa dove il fiume rallenta e nella quale per pochissimi minuti, appena subito dopo il sorgere del sole, i raggi di luce filtrano tra le alte pareti e la fitta vegetazione ripariale colorando l’acqua limpida di un arancio intenso. Si tratta dell’unico effimero e sublime attimo di colore in un ambiente altrimenti sempre dominato dalle ombre. Dopo essermi appostato qui per diversi giorni finalmente in una mattina di metà settembre, proprio nel momento di luce migliore, ecco che la mia pazienza viene ripagata dalla comparsa del folletto del torrente in quell’effimera lama di luce.